Quando finisco di modellare la linea di una bocca, gli occhi su un viso, o la forma di una mano poggiata su una guancia, guardo la scultura sulla quale sto lavorando e scopro che ha acquistato un’espressione, una sua storia. È questo ciò che mi affascina di più: trasformare le mie visioni in forme.

Le mie creazioni sono spesso donne, fatte di linee curve, rapite da un’idea, accarezzate da brezze marine, che si tuffano nell’acqua salata. Dalla mia passione per il mare nascono le “Rose dei venti”: Maestrale, Scirocco, Libeccio, figure femminili che guardano verso Sud. I loro capelli indicano la direzione del vento. Il vento come motore dell’anima.

Raccontare con le immagini, disegnate, riprese o modellate, è quello che ho sempre amato fare. Sono Paola Chartroux, vivo e lavoro a Roma. Le mie prime sculture in creta nascono fin dal liceo artistico. Poi studio storia dell’arte e frequento un corso di scultura su pietra e su legno in Svizzera, alla Hochschule für Gestaltung und Kunst di Zurigo. Lavoro prima come decoratrice, realizzando soprattutto bassorilievi in molti locali di Roma e poi come grafica editoriale e pubblicitaria. Ma anche il disegno mi appassiona. Realizzo le illustrazioni del libro “Nyma e il mondo dei sogni” – Fratelli Palombi Editori e diverse copertine per la casa editrice E/O. Utilizzo tempere, acquarelli, computer. Disegno per le campagne pubblicitarie di SNAI con Saatchi & Saatchi e di Eldo con Young & Rubicam, illustro il Convegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di Ginevra nel 2000 e il Viareggio film festival nel 2001, disegno per Pfizer, Q8, Mondadori, Gambero Rosso, RCS, Comune di Roma, WWF, ELI Editore, Legapesca, e altri. Con figure di plastilina realizzo il libro “Pietro” (Gallucci Editore) e ”Il Rubricotto” selezionato nell’Europeean Design Annual nel 2000.

Nel 2005 seguo un corso di ripresa professionale e di montaggio digitale. Per la mostra “Adotta un disegno” di Emergency realizzo regia e montaggio del filmato “Gli altri bambini”, Edizioni Fandango, che riceve il Globo d’Oro Speciale assegnato dalla Stampa Estera nel 2009, è finalista alla sezione “NGO World Videos” del Milano Film Festival 2009 e viene premiato come 2° Classificato al Festival Internazionale Cinematografico “Un film per la pace” Medea, luglio 2008. Dal 2006 collaboro con la trasmissione della RAI “Alle falde del Kilimangiaro” per la quale realizzo documentari di viaggio curando produzione, ideazione, testi, regia e montaggio. Ho viaggiato in Eritrea, Svalbard, Uganda, Mozambico, Portogallo, Guinea Bissau, Senegal, Qatar, Bahrain, Perù, Bolivia, Giordania, Giamaica, Norvegia, Canada, Marocco, Isole Cook, Faroe…

Come illustratrice, grafica e videomaker lavoro nella redazione de “Il Male” di Vauro e Vincino. Per un evento della rivista realizzo una figura umana in cartapesta. È così che ritorno al mio antico amore: la materia, la creta, la scultura.

Amo l’argilla. È un materiale povero, presente in ogni angolo del mondo, un materiale che ha a che fare con gli elementi fondamentali: terra, acqua, aria e fuoco, un materiale che dall’inizio della storia dell’uomo è stato usato per creare figure come forma di espressione artistica. Come molti prima di me, anche io sono affascinata dal trasformare, attraverso le mie mani, un pezzo di terra in un racconto.

La tecnica

Lavoro la creta in diversi passaggi. Inizio con l’argilla fresca, morbida e carica di acqua, modellando una bozza del pezzo che voglio realizzare. Aspetto uno o due giorni fino a che la creta diventa dura come cuoio e la tratto come fosse una pietra tenera: la scolpisco, scavo e levo materiale aiutandomi con attrezzi di legno e metallo fino a raggiungere le forme che desidero. Dopo gli ultimi ritocchi aspetto che il pezzo sia completamente asciutto per cuocerlo in forno ad una temperatura di 1000 gradi per 10 ore. Uso diversi tipi di argilla, bianca, nera. Amo molto la classica “creta italiana” perché ha un caldo colore rosso che spesso mi piace lasciare a vista. Coloro con gli engobbi (crete colorate) o con smalti ceramici. Una seconda cottura, di una decina di ore, vetrifica il pezzo.

Posizione, volto, forme, decorazione: ogni scultura è un pezzo unico. È il frutto di una storia. È un’emozione.